Brasile, l’ora della verità
Mancano tre giorni al secondo turno delle presidenziali in Brasile, gli ultimi sondaggi sorridono a Lula (53%), gli sforzi di Bolsonaro per colonizzare i social network (ha speso 1milione di euro in pubblicita su YouTube in 72 ore) sembrano non pagare.
A livello geografico, si conferma frattura: Lula stravince nel nordest (regioni più povere a maggioranza nera), Bolsonaro nel centro-ovest (zona di grandi imprese agricole di monocolture) e sud (maggioranza bianca e Stati ricchi).
Sfida nel sudest, stato chiave: Minas Gerais. In questo Stato, al l 1º turno: Lula 48.4%, Bolsonaro 43.2%. Esattamente la stessa percentuale a livello nazionale, decimali compresi. É un termometro politico del paese, chi vince Minas, vince le elezioni federali. É cosi dal 1950.
Ho girato Minas per due settimane, parlando con molte persone. L'urbanista Roberto André mi ha spiegato perché Minas é Brasile in miniatura. Ho parlato con sostenitori Bolsonaro, giornalisti e studenti. Sono stato a Ribeirão das Neves, dove votano Lula perché prima del suo governo li «c’era solo il carcere, ora ci sono asili e scuole. Il reportage completo si legge su Il Manifesto.
Musica
“Il reggaeton é la piu’ grande rivoluzione panamericana, é il nostro biglietto di visita al mondo. Dovrebbe essere un vanto, non una vergogna” dice la ricercatrice messicana Ana Canepa.
Nell’ultimo episodio di Macondo parliamo di musica in America Latina: ci sono decine di generi autoctoni, figli dell’intreccio delle culture indigene e di quelle arrivate da altri luoghi. Tutti insieme compongono l’universo musicale latinoamericano, complesso e contraddittorio come la regione. Con noi la ricercatrice Ana Canepa, lo scrittore Alberto Riva, la giornalista Cristina Zambrano.
L’episodio si può ascoltare su tutte le principali piattaforme di podcast. Macondo è curato da me e da Federico Larsen, le voci artistiche sono di Matilde Vigna, viene pubblicato ogni due settimane, per restare aggiornati potete iscrivervi qui
Tutte le puntate del podcast si trovano a questo link.
Ecuador, bilancio in chiaroscuro per il movimento indigeno
“Non siamo soddisfatti. È vero, ci sono intese su alcune questioni, ma non sui temi principali. Adesso tocca allo Stato trasformare gli accordi in realtà e a noi valutare i prossimi passi”. Così Leonidas Iza, presidente della Confederazione dei popoli indigeni dell’Ecuador, al termine della riunione conclusiva del “Dialogo” tra governo e indigeni che si è svolta a Quito il 14 ottobre, una settimana fa.
Il processo è nato a seguito del paro, lo sciopero che la Conaie e altre organizzazioni indigene hanno lanciato lo scorso 13 giugno e che si è concluso 18 giorni dopo, con la firma di un accordo tra governo e manifestanti in cui si stabiliva appunto l’avvio di un dialogo per dare risposte alle richieste degli indigeni.
Ora l’accordo e le future azioni da parte delle organizzazioni indigene saranno al centro dell’assemblea annuale della Conaie, in programma a inizio novembre.
Un bilancio dell’accordo e un’analisi sui prossimi passi nel mio articolo su Altreconomia.
Per oggi da Plaza Dignidad - Notizie dall’America Latina è tutto, alla prossima!
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